sabato 7 giugno 2025

pc 7 giugno - Le ragioni del SI ai 5 referendum - Intervento Avvocata Antonietta Ricci

 

pc 7 giugno - Proletari e proletarie in lotta di Palermo per il compagno Basavaraj e i martiri maoisti indiani del massacro del 21 maggio

 report


Affissione al centro storico in particolare quartiere bengalesi delle 3 locandine con volantinaggio in contemporanea; l'affissione ha interessato diversi immigrati che ci hanno chiesto info e lasciato contatti, uno di essi è lavoratore rider di Glovo, così un giovane del Senegal e un bengalese.

Alcuni commercianti sud asia ci hanno fatto mettere la locandina accanto ai negozietti.

Assemblea con lavoratori e lavoratrici precari in lotta nella sede Slai cobas dedicata in tutta la prima parte alla situazione in India, operazione repressiva/martiri, collegamento con la Palestina, denuncia legami governo Modi/governo Meloni, necessità della continuità nella solidarietà internazionalista. Distribuzione speciale di ORE 12 Controinformazione rossoperaia, foto solidale finale dei lavoratori con le locandine e lancio dell'iniziativa pubblica per il 19 giugno.

Vi era stata già domenica scorsa intervento ad una iniziativa di piazza per la Palestina promossa da lavoratrici e lavoratori della musica con un concerto in una piazza gremita di persona solidali, diffusione  del volantino India dato anche ai palestinesi

Intervento mercoledì ad una assemblea promossa da "Voci nel silenzio" una parte dei palestinesi (quelli delle manifestazioni a cui abbiamo partecipato ultimamente) partendo appunto dai fatti dell'India, annuncio del 19 giugno, diffusione a diversi presenti dello speciale India, intervento che ha fatto i saltare in nervi ad uno dei dirigenti della CGIL presente...



pc 7 giugno - Quando la Meloni dice NO... Allora, nessun dubbio: VOTIAMO SI

 

pc 7 giugno - Acciaierie: la crisi si aggrava e Urso "buffone" torna al punto di partenza

 

Solo noi avevamo detto da tempo quello che succedeva. Oggi come un gioco dell'oca, Urso e il governo, dopo aver fatto grandi annunci sulla "buona" vendita agli azeri, e dopo aver rinviato e rinviato la vendita. - tentando anche di scaricare sulla magistratura le conseguenze dell'incendio dell'AFO 1, ora tornano alla casella iniziale; della serie: signori abbiamo scherzato, ricominciamo d'accapo con Jindal e Bedrock. Intanto le conseguenze per gli operai sono già cominciate.

L'incontro di lunedì non  porterà a casa niente di positivo.

Gli operai il 21 maggio hanno cominciato a intraprendere la strada della lotta. Non bisogna fermarsi e ci vogliono obiettivi seri e chiari su difesa del lavoro, salute, ambiente, integrazione salariale al 100%. 

 Se gli operai non vogliono essere presi in giro e continuare solo loro a subire!

Ascolta: 

 

pc 7 giugno - Milano: ora a Porta Venezia

 

pc 7 giugno – La Cina blocca l’esportazione delle terre rare in risposta alla guerra dei dazi degli USA e le fabbriche anche in Europa cominciano a chiudere

“… la stretta cinese sulle terre rare che sembrava diretta a colpire soprattutto gli Stati Uniti … sta facendo chiudere fabbriche anche in Europa” scrive Il Sole24Ore del 5 giugno… infatti “La mancanza di questi minerali critici e dei magneti che li contengono, anch'essi made in China e sottoposti a restrizioni all'export, ha già costretto a fermarsi diversi stabilimenti e linee di produzione di componenti per auto nel vecchio continente.” E se non si risolve la “guerra dei dazi” che Trump ha allargato all’acciaio e all’alluminio, per altre fabbriche “lo stop potrebbe arrivare nelle prossime 3-4 settimane, ha avvertito ieri la Clepa, associazione europea dei fornitori del settore automotive confermando la gravità di un allarme che circola già da qualche tempo anche in altre aree del mondo.”

“Ford Motor, per gli stessi motivi, a maggio ha sospeso per una settimana la produzione del suv Explorer in uno stabilimento di Chicago, riferisce il Wall Street Journal”; i motivi che hanno portato la Ford, ma anche tante altre multinazionali di produzione del settore auto sono anche altri, per esempio la sovrapproduzione mondiale con la conseguente ristrutturazione produttiva che significa quasi sempre

venerdì 6 giugno 2025

pc 6 giugno - Da operai della Tenaris Dalmine dello Slai cobas: SI a tutti e 5 i referendum, ma serve che gli operai tornino a lottare realmente

Parliamo dei referendum, mettendo però al centro, oltre i contenuti dei quesiti, la questione di come questo referendum viene visto dagli operai in un clima creato da questo governo di contrapposizione, dicendo in maniera ipocrita di non andare a votare, affermando chiaramente che la condizione dei lavoratori non è all'ordine del giorno del governo, perché è un governo dei padroni, un governo fascista, la cui azione è solamente volta a peggiorare le condizioni di lavoro, i licenziamenti, la disoccupazione, in sostanza ad attaccare, nel clima più generale di guerra, riarmo e reazionarizzazione dello Stato, ancora di più i diritti e le condizioni generali dei lavoratori. Si tratta di uno schieramento per far fallire i referendum che vede governo, padroni ma anche sindacati collaborazionisti della CISL e la stessa stampa come Corriere della Sera, Repubblica, schierati e alleati - basta su questo un commento fatto da Tito Boeri che dice appunto che questi referendum sono “fuori della storia”. 

Dall'altro lato questi referendum sono stati sponsorizzati dalla CGIL, che cerca di rimettere al centro, dal punto di vista però riformista, le questioni del lavoro.


Noi riteniamo che comunque i lavoratori, la presa di coscienza dei lavoratori avviene attraverso la lotta, non con i referendum. Ma dall'altro non possiamo esimerci come compagni, anche come sindacato di base e di classe, Slai cobas per il sindacato di classe, dal dire ai lavoratori di andare a votare per il SI a tutti e 5 i referendum.

Votare SI all'interno del fuoco di queste contraddizioni e ben conoscendo qual’è la situazione che si è creata in questi anni nelle fabbriche grazie al collaborazionismo sindacale e ai partiti della falsa opposizione che ora cercano di riprendersi una facciata dalla parte dei lavoratori ma che sono completamente osteggiati nei posti di lavoro.

Nelle fabbriche i sindacati non hanno sviluppato una azione che comunque potesse essere utile per cominciare a smuovere la situazione e tra gli operai; una situazione che in questi anni si è incancrenita, anche con il virus razzista che comunque è stato propagato a piene mani dai governi e de questo della Meloni in particolare che ne fa una questione identitaria. 

Un fatto che è successo proprio in questi giorni a Brescia dà l'idea di questo clima; qui sono stati strappati i manifesti del SI e al loro posto è stato messo un manifesto dove si diceva “no cittadinanza facile, fermiamo la sostituzione etnica”.

 

Noi siamo perché si voti SI a tutti e cinque i quesiti. Chiaramente senza enfatizzare, come viene fatto dal comitato referendario e in particolare dalla Cgil, che con il referendum si potrà cambiare il paese; perché sappiamo benissimo dalla storia che comunque i governi non rispettano i diritti dei lavoratori e neanche il diritto di voto quando questo voto va contro le politiche di questi governi.

Quindi è chiaro che dopo il 9 giugno comunque rimane importante l'indicazione di costruire un vero sciopero generale dal basso contro i padroni e il governo.  

 

Sui quesiti referendari. Partiamo dall'ultimo quesito sulla riduzione da 10 a 5 anni per la cittadinanza italiana agli immigrati.

Questo dal nostro punto di vista quello che servirebbe la cittadinanza per tutti, la libertà di circolazione, i permessi di soggiorno, ecc. ma questo non non può essere posto nelle discussioni tra i lavoratori, nelle assemblee senza attaccare il nucleo del razzismo che c'è anche in fabbrica. Al massimo la Fiom in questi giorni sta parlando genericamente di solidarietà, della Costituzione, ma non denuncia questo governo e l'azione razzista che sta portando avanti come anti operaia. Ma questa battaglia deve essere fatta, anche dopo i referendum, perché dobbiamo rispondere alle politiche di divisione e di attacco alla classe operaia attraverso il razzismo nelle fabbriche, politiche che aumentano l'effetto delle politiche imperialiste di guerra, dei dazi, in cui si individuano chi sta peggio di noi, i lavoratori degli altri paesi come dei nemici quando invece i nemici sono i padroni, il governo. 

Anche sugli altri quesiti, la Cgil/Fiom nasconde, come è per esempio successo nell’assemblea alla Dalmine, che ci troviamo adesso a dover abrogare alcune parti di leggi che sono sempre state peggiorative; vedi i primi due quesiti che mirano a cambiare l'odierna disciplina del licenziamento illegittimo nelle grandi e piccole aziende; ma queste leggi sono state in questi anni introdotte dai cosiddetti governi “amici” dei sindacati confederali, che in questi anni non hanno fatto una battaglia per fermare questa deriva; lo stesso vale per la questione della riduzione del lavoro precario, per cui se passasse questo referendum ogni nuovo contratto e tempo determinato dovrà essere motivato con ragioni di carattere temporaneo; ma il sindacato tace sul fatto che nella contrattazione nazionale è sempre previsto il lavoro precario anche nelle fabbriche. 

Il referendum sulla sicurezza sul lavoro pone una questione molto, molto importante, che chiaramente meriterebbe uno sciopero generale solo per questo aspetto. Su questo giustamente la Cgil/Fiom mette in evidenza che 7 su 10 infortuni avvengono negli appalti e quindi è giusto porre la questione delle responsabilità per l'impresa che esternalizza il lavoro. Ma sugli infortuni, come è stato detto anche nell'intervento dell’operaio dello Slai cobas, che segue, occorre una forte mobilitazione a partire dalle grandi fabbriche, una lotta perché tutti i lavoratori abbiamo lo stesso tipo di contratto e tutele.

 

La questione che noi vogliamo mettere al centro è che sicuramente i lavoratori devono votare 5 SI ma questi SI devono anche significare SI alla lotta contro padroni e governo. Una lotta che bisogna incominciare a fare con gli scioperi, i blocchi della produzione, una costante contrapposizione nelle fabbriche, in ogni posto di lavoro. 

Questo è fondamentale anche perché dobbiamo togliere illusioni che vengono non solo da Landini ma ad esempio anche dalle dichiarazioni della cosiddetta “alternativa” a Landini, della sinistra Cgil, che da un lato dice una cosa ovvia, che questi referendum hanno rimesso al centro la condizione dei lavoratori che sono stati abbandonati in questi anni, dall’altra costruisce alleanze con le forze che hanno sostenuto i precedenti governi di centrosinistra dei padroni, - al PD a Conte, a tutti gli altri.

 

Infine, una piccola nota su quello che sono le posizioni del sindacalismo di base che in vari modi si è schierato per il SI, ma non indicando i limiti del referendum, uno strumento rischioso perché possono votare tutti, insufficiente in una situazione come quella odierna in cui bisogna ritornare ai cancelli delle fabbriche. Quindi argomentazioni giuste che però arrivano ad un limite in cui, ad esempio un'organizzazione come il Si.cobas dice che ci saranno sicuramente i nostri iscritti (molti lavoratori immigrati della logistica) che andranno a votare per il 5° quesito, quello della cittadinanza, ma non fa un appello a tutti i lavoratori, indipendentemente dalle loro iscrizioni sindacali. Questo riflette un'inadeguatezza anche dei sindacati di base rispetto allo scontro necessario in tutti i posti di lavoro per una nuova unità tra gli operai, per un ciclo di lotte che porti a un vero sciopero generale dal basso. Perché, come abbiamo detto all'inizio, è comunque attraverso la lotta di classe che avviene una ripresa della coscienza dei lavoratori, ma anche uno scontro/chiarezza tra gli stessi lavoratori.

 

INTERVENTO DELLO SLAI COBAS SC NELL’ASSEMBLEA FIOM ALLA DALMINE.

Parto da alcune considerazioni che sono state fatte dal segretario della FIOM.

Lui dice: parliamo degli ultimi 25 anni… Appunto! Ma negli ultimi 25 anni quando queste leggi venivano fatte perché non si è chiamati alla mobilitazione gli operai? 

Così quando dice: non voglio parlare di questo governo… Io dico: invece parliamo di questo governo, perché questo è il governo che c'è in carica adesso ed è un governo che sta spingendo - qualcuno l'ha detto - verso la guerra, verso il riarmo. L'Italia è il terzo esportatore di armi a Israele, quindi le nostre tasse, il nostro lavoro viene usato per massacrare la popolazione in Palestina! Non solo, questo governo sta andando avanti sempre più verso una reazionarizzazione con il decreto sicurezza; tra un pò anche qui alla Dalmine o in altre fabbriche quando si dovrà lottare, bloccare una strada si rischia di andare in galera, anzi si va in galera con questo governo. Questo governo lascia invece liberi quelli che rubano, quelli che non hanno pagato i lavoratori durante il covid, come la Santanchè che è ancora al governo, che ha fregato con la cassa integrazione soldi pubblici. Questo governo ribalta le cose. Questo è un governo fascista, non è un governo come gli altri.

E lo sta dimostrando anche in questo momento con il referendum. Dovrebbe essere normale un referendum, come minimo dovrebbero esserci in televisione quelli che parlano per il SI e quelli che parlano per il NO, poi i lavoratori, la popolazione decide che cosa fare. Invece no! Questo governo non solo ha azzerato questa questione quindi non si discute di niente, ma ha anche detto che vuole affossare questo referendum, e non perché questo referendum sia “rivoluzionario”. 

Noi siamo rimasti alla “rivolta sociale” di Landini, che fine ha fatto? Ora sta facendo la campagna per il SI al referendum. Bene! Ma questo dovrebbe voler dire NO alla politica di questo governo, perché questo governo dicendo di non andare a votare vuole dire NO a ogni diritto dei lavoratori. NO all’aumento salariale, NO al rinnovo dei contratti. Perché questo governo, è come gli altri governi dei padroni, però è un governo che, grazie alla strada che è stata aperta dagli altri (perché non dimentichiamo che è stata aperta dalla cosiddetta “opposizione”) sta giocando sul fatto che la gente è stanca di votare, perché non c'è in parlamento nessuna forza, non il PD, non Conte, tutti stanno dall'altra parte. E la Meloni gioca su questo fatto. 

Noi dobbiamo dire no alla politica di questo governo perché è contro i lavoratori, ma anche alla politica della cosiddetta “opposizione” che adesso viene a parlarmi di democrazia. Dove cazzo erano in questi anni quando i profitti aumentano e i salari diminuiscono e la gente non arriva a fine mese? Qui alla Tenaris Dalmine ci sarebbe il premio aziendale…, ma il premio è legato al fatto di non denunciare gli infortuni. 

Alla Tenaris, per dire, non ci sarebbe bisogno del referendum, non ci sono gli appalti, tutto è all'interno della Dalmine, manutenzione, movimentazione, i vigili del fuoco, i falegnami, tutti sono dipendenti dalla Dalmine. Ma noi diciamo andiamo a votare SI al referendum, un SI che deve essere contro questo governo, un SI che deve essere contro la falsa opposizione. 

Adesso qualcuno pensa di rifarsi la faccia e parla di democrazia. Ma dove è stata fino adesso la democrazia? La democrazia è quando gli operai scendono a bloccare le strade, le autostrade, come è stato fatto alla Dalmine, perché qui tutto è stato ottenuto con queste lotte.

Deve essere anche un SI contro la politica concertativa di tutti e tre i sindacati i sindacati che in tutti questi anni ha permesso questo peggioramento per noi lavoratori. 

La Cisl, al di là degli operai iscritti FIM con cui ci troviamo anche a scioperare insieme, i vertici della Cisl stanno con il governo, vogliono entrare nei consigli di amministrazione. Questi stanno facendo un danno a tutti i lavoratori non solo dicendo di non andare a votare al referendum ma perché stanno dall'altra parte.

Quindi invitiamo ovviamente ad andare tutti a votare SI al referendum. 

E dico di più. Per noi uno dei referendum più importanti, ovviamente sono tutti importanti, è quello sulla cittadinanza. Noi come Slai Cobas diciamo che chi arriva qui deve avere un documento in mano; quindi SI al diritto di cittadinanza contro il razzismo dilagante.

Questa è una questione che deve essere messa al centro perché altrimenti facciamo la lotta tra poveri. 

Noi lavoratori dobbiamo mettere al centro la solidarietà con gli immigrati, la solidarietà con il popolo palestinese che viene bombardato, la solidarietà con le altre fabbriche in lotta, perché senza lotta, senza una lotta grande non si ottiene un bel niente.

Concludo ricordando che sul contratto dei metalmeccanici vi sarà una mobilitazione il 20 giugno. E’ benissimo che ci siano scioperi e mobilitazioni, però quando si rimette al centro quello che aveva detto Landini: “rivolta sociale”? Quando si costruisce uno sciopero generale dove si mettono insieme tutte queste battaglie contro la politica di padroni e governo, quando verrà bloccata la Tenaris Dalmine? Perché è vero che le piccole aziende sono la maggioranza, ma attenzione, quando si bloccano le grandi fabbriche i padroni cambiano da così a così… Quando si vuole fare questo scontro vero con i padroni per rimettere al centro i diritti dei lavoratori?

pc 6 giugno - Verso un 19 giugno in onore dei martiri della rivoluzione indiana caduti / per la liberazione dei prigionieri politici, per fermare l'operazione Kagaar

 da maoistroad

New international Poster ICSPWI - towards 19th june week - solidarity/condanm/stop Operation Kagaar

In the week of 19 june - it is important  to organise all kind of actions in solidarity with political prisoners in the world - condemn india massacre basavaraj and maoist martyrs - stop Operation Kagaar

ICSPWI 

pc 6 giugno - Riesce il blocco degli operai portuali di Marsiglia dell'imbarco di armi per Israele


A Genova conferenza stampa alle 18:00 e presidio sabato mattina

Grande vittoria dei portuali del Golfo di Fos: sono riusciti a impedire l’imbarco di munizioni e mitragliatrici sulla nave Contship ERA della compagnia ZIM, diretta in Israele. A Genova, la nave farà scalo sabato mattina per un rifornimento tecnico. 

Il lavoro portato avanti in questi anni dai portuali genovesi, ai quali si sono poi aggiunti greci, marocchini e oggi i francesi, dimostra che il coordinamento sta dando risultati concreti.

Il presidio inizialmente previsto per le 15:00 di venerdì è sospeso: invitiamo tutte e tutti a partecipare alla conferenza stampa venerdì 6 giugno, alle ore 18:00 presso Music For Peace (sala Vick) e al presidio di sabato mattina, dalle ore 8:00, al Varco di Ponte Etiopia.

pc 6 giugno – Il governo Meloni corre sempre più veloce verso il riarmo che vale miliardi: dal 2% al 3,5% al 5% del Pil...

 

La fascista Meloni come si sa ama lo show senza contraddittorio, così come ai “suoi” ministri, come a lei piace chiamarli, e approfitta quando è ospite dai suoi amici della comunicazione per fare propaganda a piene mani… Infatti, alla festa (ma più che festa si dovrebbe parlare di funerale visto che tutti vestono “nero fascista”) del quotidiano Verità, la Meloni si è vantata di poter portare questo governo a termine senza rimpasti, ha attaccato i referendum perché disturbano i capitalisti di cui è serva, ha diffuso terrore rispetto ad un possibile attacco della Russia all’Europa, dicendo che non ha elementi per dirlo, (e quindi è solo propaganda terroristica!) ma è una preoccupazione manifestata da diversi parsi al confine, ecc.

Ma da brava vigliacca ha lasciato a Crosetto la patata bollente della spesa per il riarmo, miliardi che dovranno essere sborsati da ogni stato imperialista europeo perché la proposta che il segretario generale della Nato Rutte presenterà al prossimo vertice dell’Alleanza “è da brividi” come riporta il manifesto: “5% del Pil di ogni Stato, 3,5% per la Difesa propriamente detta e il resto per le infrastrutture.” Il 5% del Pil sono circa 90 miliardi e questa cifra si dovrebbe raggiungere entro il 2032, come vuole il guerrafondaio Rutte o il 2035 perché sulla data la discussione è ancora in corso, ma la tendenza è comunque quella di confermare la spesa per il riarmo. Crosetto insieme al Regno Unito ha chiesto di spostare, non certo di annullare, al 2035 il raggiungimento della quota. In ogni caso se ne riparlerà a

giovedì 5 giugno 2025

pc 5 giugno - 5 SI contro il governo Meloni, contro tutti i governi dei padroni, contro il sindacalismo collaborazionista


Domenica si vota per i cinque referendum. L'indicazione di proletari comunisti, dello Slai Cobas per il sindacato di classe e degli altri organismi che fanno riferimento alla nostra organizzazione e allo strumento ORE 12/Controinformazione rossoperaia, è quella di votare 5 SI.

Sul merito del voto non abbiamo molto da dire.

Le richieste contenute nei referendum sono richieste normali, richieste sociali a difesa dei diritti dei lavoratori, materia di lotte e di mobilitazioni anche nella forma di sciopero generale, soprattutto dei sindacati di base.

Il quesito sulla cittadinanza è nettamente inferiore a quello che sarebbe necessario, noi siamo per la piena cittadinanza di tutti i migranti, per il diritto d'asilo, per la libertà di circolazione, per i permessi di soggiorno. Questo referendum incide su un punto accorciando i tempi del diritto di cittadinanza che è assai parziale rispetto all'effettiva situazione che vivono centinaia di migliaia di migranti nel nostro Paese.

I 5 sì sono però anche qualcos'altro. Sono innanzitutto una risposta al governo, sono 5 sì alla lotta contro il governo.

Questo governo dicendo NO a questi referendum, non solo, ma dicendolo in maniera ipocrita, invitando

pc 5 giugno - Ancora sul blocco dei portuali delle navi per Israele - da Marsiglia a Genova

Genova: I portuali pronti a rifiutare di caricare il cargo di armi per Israele

I portuali in Francia si rifiutano di caricare il cargo di armi per Israele: pronti al blocco anche a Genova. Dopo il porto di Marsiglia, il cargo israeliano prevede un primo scalo a Genova e un secondo a Salerno, prima di tornare a Haifa, da dove è salpato il 31 maggio

Una nave cargo israeliana dovrebbe approdare oggi al porto francese di Fos-sur-Mer, vicino a Marsiglia, per imbarcare «in segreto 14 tonnellate di pezzi di ricambio per fucili mitragliatori» destinati all’esercito israeliano, hanno rivelato ieri il media d’inchiesta francese Disclose e il media irlandese The Ditch.

Il sindacato dei portuali di Fos-sur-Mer ha reagito immediatamente. In un comunicato pubblicato ieri, la sezione Cgt dei portuali ha avvertito che «il container non sarà caricato sulla nave», perché gli operatori non intendono «partecipare al genocidio in corso orchestrato dal governo israeliano». Il container con i pezzi di ricambio per l’esercito israeliano «è stato identificato ed è stato messo da parte», si legge nel comunicato, nel quale i portuali affermano che «il porto di Marsiglia non deve servire ad alimentare l’esercito israeliano».

I lavoratori portuali del Golfo di Fos e Marsiglia non parteciperanno al genocidio in corso

pc 5 giugno - Formazione rivoluzionaria delle donne - Il legame femminicidi/crisi


https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2025/06/formazione-rivoluzionaria-delle-donne.html

pc 5 giugno - Passa (inevitabilmente) il Decreto (in)sicurezza - Ma si illudono...

Ora la battaglia principale è VIOLARE i divieti del Decreto sicurezza,  FAR FALLIRE nella pratica di lotta lo scopo del governo di reprimere proteste, mobilitazioni, dissenso; PRATICARE I DIRITTI che il decreto vuole cancellare.

Questi divieti, articoli, nuovi reati non possono frenare/azzerare i bisogni urgenti dei lavoratori, delle masse, dei senza casa, degli immigrati, dei detenuti, delle donne/madri, ecc.

Nessun articolo di un governo, come questo, che viola esso Costituzione, leggi, un governo che pratica la illegalità, la violazione di ogni aspetto della democrazia (anche borghese), il fascismo, può far cambiare le prassi di lotte, di proteste che, anzi, devono diventare più incisive ed estese. 

E soprattutto... 

UNIRE LE FORZE PER LA CADUTA DEL GOVERNO MELONI FASCISTA, DA STATO DI POLIZIA, RAZZISTA.

Un appello lo facciamo anche ai democratici sinceri: usate tutte le "armi" per far fallire anche sul piano giudiziario questo decreto.

pc 5 giugno - L’AI, i lavoratori e i rapporti di potere - Uno scritto

Pubblichiamo un articolo utile, in particolare sulle ricadute dell'Intelligenza Artificiale sull'occupazione dei lavoratori, e sull'uso dell'IA per la guerra, per Israele.

Altri effetti pesanti ce li descrivono anche chi opera per sviluppare la tecnologia dell'IA, tra questi l'uso dell'IA per esercitare da parte degli Stati, governi, forze dell'ordine un'azione di controllo di massa: "IA, con la capacità di interpretare immagini e riconoscere ciò che contengono, può diventare uno strumento di controllo, una possibilità di sorveglianza di massa, soprattutto in contesti autoritari..."; questo sistema "è già stato utilizzato da forze dell'ordine negli Stati Uniti per identificare sospetti...".

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Da La Bottega del Barbieri

di Carola Frediani (ripreso da guerredirete.substack.com)

Dopo l’ondata di attenzione e infatuazione mesdiatica che ha accompagnato il lancio di ChatGPT e di molti altri strumenti di intelligenza artificiale generativa, dopo che per molti mesi si è parlato di vantaggi per la produttività, o di sostituzione del lavoro (soprattutto delle mansioni noiose e ripetitive) con l’AI, siamo arrivati a un punto dove si intravedono più che altro le prime sostituzioni di lavoratori. E ciò sebbene la promessa crescita di produttività lasci ancora molto a desiderare (non parliamo della sostituzione di ruoli).

Mentre gli stessi lavoratori del settore tech (un’élite che per anni ha viaggiato in prima classe anche nelle peggiori fluttuazioni del mercato del lavoro) si sono resi conto di trovarsi in una situazione piuttosto scomoda: più licenziabili, da un lato, e più esposti ai dilemmi etici di lavorare per aziende che hanno abbandonato precedenti remore per contratti di tipo militare, dall’altro.

Partiamo proprio dalla guerra

Una parte di dipendenti di Google DeepMind (l’unità di Alphabet che lavora sull’intelligenza artificiale e tra le altre cose ha rilasciato Gemini, la famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni) stanno cercando di sindacalizzarsi per contestare la decisione dell’azienda di vendere le sue tecnologie ai militari, e a gruppi legati al governo israeliano.

Nelle ultime settimane circa 300 dipendenti londinesi di DeepMind (il cui ad Demis Hassabis è ancora fresco di premio Nobel per la Chimica per AlphaFold) hanno provato ad aderire al sindacato dei lavoratori della comunicazione (Communication Workers Union), riferisce il Financial Times.

Tre persone coinvolte nell’iniziativa di sindacalizzazione hanno dichiarato al FT che la decisione di Google di voler vendere i suoi servizi cloud e la sua tecnologia AI al ministero della Difesa israeliano (si tratta di un accordo sul cloud computing denominato Project Nimbus), avrebbe causato

pc 5 giugno - Dall'India alla Palestina... passando per il mondo - La via maoista in action - il blog maoistroad

 

pc 5 giugno - Forum Brescia - avanzano i rapporti tra padroni italiani e padroni indiani sotto l'egida del Governo fascista di Modi e il governo fascio imperialista della Meloni

Invitiamo i compagni e le realtà antimperialiste di Brescia a denunciare e contestare questo Vertice

info stampa

il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale organizza il Forum imprenditoriale per la crescita Italia-India, in data 5 giugno 2025, a Brescia, presso il complesso museale di Santa Giulia.ore 9.30

L’India, terzo polmone dell’economia mondiale dietro solo al Dragone e agli Stati Uniti, sta un poco alla volta stringendo i bulloni con lo Stivale. Il Forum imprenditoriale di Nuova Delhi, lo scorso aprile, ha fatto da testa di ponte, sancendo il primo, vero, scambio di vedute tra le imprese italiane e quelle indiane. D’altronde, la fame di tecnologia e know how è reciproca e abbraccia molti dei settori considerati strategici, dall’aerospazio alle rinnovabili, passando per la cantieristica e la Difesa. Adesso è tempo di un secondo giro, con il Forum imprenditoriale per la crescita Italia-India, in programma a Brescia.

Nel 2025, probabilmente, il Pil indiano supererà quello del Giappone per stabilirsi in quarta posizione nella classifica delle maggiori economie del mondo, con una ricchezza prodotta di oltre 4.300 miliardi. Nel 2027, se tutto continuerà positivamente, supererà la Germania e occuperà il terzo posto, dietro a

pc 5 giugno - Il ‘caos’ nella distribuzione degli aiuti a Gaza non è un fallimento del sistema. Il sistema è progettato per fallire

  • Abdaljawad Omar

Israele sta usando la cosidetta Gaza Humanitarian Foundation per raggruppare il popolo palestinese in enclavi sempre più ristrette, costringendo le persone a spostarsi per necessità. Stiamo assistendo all’ascesa di un nuovo tipo di umanitarismo in cui le zone degli aiuti hanno anche la funzione di zone di morte.  

Persone in file in gabbia
Un immagine ampiamente circolata di persone palestinesi affamate a Rafah a un centro di distribuzione della Gaza HUmanintarian Foundation, sponsorizzata dagli USA. 27 maggio 2025 (foto: social media)
Non stiamo assistendo a una rottura con le cose come erano prima.

Quello che sta accadendo oggi a Gaza, dove gli aiuti alimentari cadono dal cielo come ordinanze e i "corridoi umanitari" hanno la funzione di zone di morte, non è il crollo dell'umanitarismo, ma il suo logico compimento in condizioni di necropolitica coloniale d’insediamento.

Leggere queste scene, il paracadute che ha ceduto, i sacchi di farina intrisi di sangue, come tragici malfunzionamenti ha un suo fascino. Ma non è ciò sono.

Sono la grammatica di un sistema che ha a lungo suturato la preoccupazione umanitaria alla logistica militare, i soccorsi alla sorveglianza e gli aiuti alla dominazione.

Ma qualcosa è cambiato, non nei contenuti, ma nella forma.

Per decenni, israele ha mantenuto un'alleanza difficile ma strumentale con le strutture dell'umanitarismo. Nel lungo periodo tra gli anni successivi alla Nakba e l'assedio e la distruzione di Gaza, questa alleanza ha agito in maniera doppia: garantire la legittimità internazionale attraverso l'esercizio della moderazione, e coreografare la violenza all'interno del linguaggio della "sicurezza" e dell’ "autodifesa". La Croce Rossa, l'UNRWA e un alcune ONG hanno svolto il ruolo di testimoni e di complici, limitando e, al contempo, legittimando la macchina dell'occupazione.

In questa guerra, l'umanitarismo non viene più semplicemente assorbito e trasformato in un'arma. Viene aggirato, scartato e cannibalizzato.

La Gaza Humanitarian Foundation (GHF), il nuovo modello israeliano per la distribuzione degli aiuti, è un indice brutale di questo cambiamento: gli aiuti non sono più mediati dal diritto internazionale o

pc 5 giugno - Genova Navi con armi per Israele - 6 Giugno Boicottaggio dei portuali - Massima informazione e appoggio

Nave con armi per Israele: a Genova scatta il boicottaggio dei portuali premiati da papa Francesco

La Contiship Era della compagnia Zim domani a Marsiglia dove il sindacato Cgt ha annunciato che non caricherà un container. Venerdì a ponte Etiopia presidio dei camalli del Calp.

venerdì 6 giugno, i camalli genovesi del Calp, il Collettivo autonomo lavoratori portuali torneranno a presidiare il porto e in particolare ponte Etiopia per boicottare l’invio di armi in Israele per la guerra a Gaza.E’ infatti attesa nel pomeriggio la nave portacontainer israeliana, la Contship Era della compagnia istraeliana Zim che trasporta armi e materiale bellico.

I portuali della Cgt di Marsiglia (la Cgil francese) hanno già annunciato che giovedi, giorno previsto dell’attracco, non caricheranno nel porto di Fos sur mer un container con 19 pancali con componenti per mitragliatori prodotte dalla Eurolinks.

Il calp è ancora in attesa di risposte da parte delle varie autorità genovesi e del porto che, apparte una, non si sono presentate durante un consiglio comunale di 2 anni fa che trattava il traffico di armi in porto inoltrando giustificazioni da terza media. Ci siamo accorti che ultimamente la percezione del genocidio in palestina sta diventando un tema comune per moltissime forze politiche. Chiediamo che questa nuova giunta prenda posizione chiara sui

mercoledì 4 giugno 2025

pc 4 giugno - Yemen solidale con la Palestina - Massimo appoggio

Le forze di Sana'a riprendono i bombardamenti su Ben Gurion e su obiettivi vitali a Jaffa, Ashdod e Umm al-Rashrash.

YNP_Speciale: Il portavoce ufficiale delle forze di Sana'a, il generale di brigata Yahya Saree, ha annunciato domenica sera che le loro forze hanno condotto un'operazione militare di qualità prendendo di mira l'aeroporto di Lod, nella regione occupata di Jaffa, con un missile balistico ipersonico. Il generale di brigata Saree ha dichiarato: "L'operazione ha raggiunto con successo il suo obiettivo, costringendo milioni di sionisti a rifugiarsi nei rifugi e bloccando le operazioni aeroportuali". Il generale di brigata Yahya Saree ha inoltre annunciato l'esecuzione di tre operazioni con droni contro tre obiettivi vitali del nemico israeliano nelle aree di Jaffa, Ashdod e Umm al-Rashrash.

Ha confermato che stanno lavorando "per imporre un divieto totale al traffico aereo all'aeroporto di Lod, dopo essere riusciti a imporre un divieto parziale". "Le restanti compagnie aeree che non hanno ancora risposto al divieto dovrebbero prendere in considerazione la nostra decisione", ha aggiunto.

Un portavoce delle forze di Sana'a ha dichiarato che le loro operazioni militari non cesseranno finché non cesserà l'aggressione contro i nostri fedeli fratelli nella Striscia di Gaza e non sarà revocato l'assedio nei loro confronti.

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