Parliamo dei referendum, mettendo però al centro, oltre i contenuti dei quesiti, la questione di come questo referendum viene visto dagli operai in un clima creato da questo governo di contrapposizione, dicendo in maniera ipocrita di non andare a votare, affermando chiaramente che la condizione dei lavoratori non è all'ordine del giorno del governo, perché è un governo dei padroni, un governo fascista, la cui azione è solamente volta a peggiorare le condizioni di lavoro, i licenziamenti, la disoccupazione, in sostanza ad attaccare, nel clima più generale di guerra, riarmo e reazionarizzazione dello Stato, ancora di più i diritti e le condizioni generali dei lavoratori. Si tratta di uno schieramento per far fallire i referendum che vede governo, padroni ma anche sindacati collaborazionisti della CISL e la stessa stampa come Corriere della Sera, Repubblica, schierati e alleati - basta su questo un commento fatto da Tito Boeri che dice appunto che questi referendum sono “fuori della storia”.
Dall'altro lato questi referendum sono stati sponsorizzati dalla CGIL, che cerca di rimettere al centro, dal punto di vista però riformista, le questioni del lavoro.
Noi riteniamo che comunque i lavoratori, la presa di coscienza dei lavoratori avviene attraverso la lotta, non con i referendum. Ma dall'altro non possiamo esimerci come compagni, anche come sindacato di base e di classe, Slai cobas per il sindacato di classe, dal dire ai lavoratori di andare a votare per il SI a tutti e 5 i referendum.
Votare SI all'interno del fuoco di queste contraddizioni e ben conoscendo qual’è la situazione che si è creata in questi anni nelle fabbriche grazie al collaborazionismo sindacale e ai partiti della falsa opposizione che ora cercano di riprendersi una facciata dalla parte dei lavoratori ma che sono completamente osteggiati nei posti di lavoro.
Nelle fabbriche i sindacati non hanno sviluppato una azione che comunque potesse essere utile per cominciare a smuovere la situazione e tra gli operai; una situazione che in questi anni si è incancrenita, anche con il virus razzista che comunque è stato propagato a piene mani dai governi e de questo della Meloni in particolare che ne fa una questione identitaria.
Un fatto che è successo proprio in questi giorni a Brescia dà l'idea di questo clima; qui sono stati strappati i manifesti del SI e al loro posto è stato messo un manifesto dove si diceva “no cittadinanza facile, fermiamo la sostituzione etnica”.
Noi siamo perché si voti SI a tutti e cinque i quesiti. Chiaramente senza enfatizzare, come viene fatto dal comitato referendario e in particolare dalla Cgil, che con il referendum si potrà cambiare il paese; perché sappiamo benissimo dalla storia che comunque i governi non rispettano i diritti dei lavoratori e neanche il diritto di voto quando questo voto va contro le politiche di questi governi.
Quindi è chiaro che dopo il 9 giugno comunque rimane importante l'indicazione di costruire un vero sciopero generale dal basso contro i padroni e il governo.
Sui quesiti referendari. Partiamo dall'ultimo quesito sulla riduzione da 10 a 5 anni per la cittadinanza italiana agli immigrati.
Questo dal nostro punto di vista quello che servirebbe la cittadinanza per tutti, la libertà di circolazione, i permessi di soggiorno, ecc. ma questo non non può essere posto nelle discussioni tra i lavoratori, nelle assemblee senza attaccare il nucleo del razzismo che c'è anche in fabbrica. Al massimo la Fiom in questi giorni sta parlando genericamente di solidarietà, della Costituzione, ma non denuncia questo governo e l'azione razzista che sta portando avanti come anti operaia. Ma questa battaglia deve essere fatta, anche dopo i referendum, perché dobbiamo rispondere alle politiche di divisione e di attacco alla classe operaia attraverso il razzismo nelle fabbriche, politiche che aumentano l'effetto delle politiche imperialiste di guerra, dei dazi, in cui si individuano chi sta peggio di noi, i lavoratori degli altri paesi come dei nemici quando invece i nemici sono i padroni, il governo.
Anche sugli altri quesiti, la Cgil/Fiom nasconde, come è per esempio successo nell’assemblea alla Dalmine, che ci troviamo adesso a dover abrogare alcune parti di leggi che sono sempre state peggiorative; vedi i primi due quesiti che mirano a cambiare l'odierna disciplina del licenziamento illegittimo nelle grandi e piccole aziende; ma queste leggi sono state in questi anni introdotte dai cosiddetti governi “amici” dei sindacati confederali, che in questi anni non hanno fatto una battaglia per fermare questa deriva; lo stesso vale per la questione della riduzione del lavoro precario, per cui se passasse questo referendum ogni nuovo contratto e tempo determinato dovrà essere motivato con ragioni di carattere temporaneo; ma il sindacato tace sul fatto che nella contrattazione nazionale è sempre previsto il lavoro precario anche nelle fabbriche.
Il referendum sulla sicurezza sul lavoro pone una questione molto, molto importante, che chiaramente meriterebbe uno sciopero generale solo per questo aspetto. Su questo giustamente la Cgil/Fiom mette in evidenza che 7 su 10 infortuni avvengono negli appalti e quindi è giusto porre la questione delle responsabilità per l'impresa che esternalizza il lavoro. Ma sugli infortuni, come è stato detto anche nell'intervento dell’operaio dello Slai cobas, che segue, occorre una forte mobilitazione a partire dalle grandi fabbriche, una lotta perché tutti i lavoratori abbiamo lo stesso tipo di contratto e tutele.
La questione che noi vogliamo mettere al centro è che sicuramente i lavoratori devono votare 5 SI ma questi SI devono anche significare SI alla lotta contro padroni e governo. Una lotta che bisogna incominciare a fare con gli scioperi, i blocchi della produzione, una costante contrapposizione nelle fabbriche, in ogni posto di lavoro.
Questo è fondamentale anche perché dobbiamo togliere illusioni che vengono non solo da Landini ma ad esempio anche dalle dichiarazioni della cosiddetta “alternativa” a Landini, della sinistra Cgil, che da un lato dice una cosa ovvia, che questi referendum hanno rimesso al centro la condizione dei lavoratori che sono stati abbandonati in questi anni, dall’altra costruisce alleanze con le forze che hanno sostenuto i precedenti governi di centrosinistra dei padroni, - al PD a Conte, a tutti gli altri.
Infine, una piccola nota su quello che sono le posizioni del sindacalismo di base che in vari modi si è schierato per il SI, ma non indicando i limiti del referendum, uno strumento rischioso perché possono votare tutti, insufficiente in una situazione come quella odierna in cui bisogna ritornare ai cancelli delle fabbriche. Quindi argomentazioni giuste che però arrivano ad un limite in cui, ad esempio un'organizzazione come il Si.cobas dice che ci saranno sicuramente i nostri iscritti (molti lavoratori immigrati della logistica) che andranno a votare per il 5° quesito, quello della cittadinanza, ma non fa un appello a tutti i lavoratori, indipendentemente dalle loro iscrizioni sindacali. Questo riflette un'inadeguatezza anche dei sindacati di base rispetto allo scontro necessario in tutti i posti di lavoro per una nuova unità tra gli operai, per un ciclo di lotte che porti a un vero sciopero generale dal basso. Perché, come abbiamo detto all'inizio, è comunque attraverso la lotta di classe che avviene una ripresa della coscienza dei lavoratori, ma anche uno scontro/chiarezza tra gli stessi lavoratori.
INTERVENTO DELLO SLAI COBAS SC NELL’ASSEMBLEA FIOM ALLA DALMINE.
Parto da alcune considerazioni che sono state fatte dal segretario della FIOM.
Lui dice: parliamo degli ultimi 25 anni… Appunto! Ma negli ultimi 25 anni quando queste leggi venivano fatte perché non si è chiamati alla mobilitazione gli operai?
Così quando dice: non voglio parlare di questo governo… Io dico: invece parliamo di questo governo, perché questo è il governo che c'è in carica adesso ed è un governo che sta spingendo - qualcuno l'ha detto - verso la guerra, verso il riarmo. L'Italia è il terzo esportatore di armi a Israele, quindi le nostre tasse, il nostro lavoro viene usato per massacrare la popolazione in Palestina! Non solo, questo governo sta andando avanti sempre più verso una reazionarizzazione con il decreto sicurezza; tra un pò anche qui alla Dalmine o in altre fabbriche quando si dovrà lottare, bloccare una strada si rischia di andare in galera, anzi si va in galera con questo governo. Questo governo lascia invece liberi quelli che rubano, quelli che non hanno pagato i lavoratori durante il covid, come la Santanchè che è ancora al governo, che ha fregato con la cassa integrazione soldi pubblici. Questo governo ribalta le cose. Questo è un governo fascista, non è un governo come gli altri.
E lo sta dimostrando anche in questo momento con il referendum. Dovrebbe essere normale un referendum, come minimo dovrebbero esserci in televisione quelli che parlano per il SI e quelli che parlano per il NO, poi i lavoratori, la popolazione decide che cosa fare. Invece no! Questo governo non solo ha azzerato questa questione quindi non si discute di niente, ma ha anche detto che vuole affossare questo referendum, e non perché questo referendum sia “rivoluzionario”.
Noi siamo rimasti alla “rivolta sociale” di Landini, che fine ha fatto? Ora sta facendo la campagna per il SI al referendum. Bene! Ma questo dovrebbe voler dire NO alla politica di questo governo, perché questo governo dicendo di non andare a votare vuole dire NO a ogni diritto dei lavoratori. NO all’aumento salariale, NO al rinnovo dei contratti. Perché questo governo, è come gli altri governi dei padroni, però è un governo che, grazie alla strada che è stata aperta dagli altri (perché non dimentichiamo che è stata aperta dalla cosiddetta “opposizione”) sta giocando sul fatto che la gente è stanca di votare, perché non c'è in parlamento nessuna forza, non il PD, non Conte, tutti stanno dall'altra parte. E la Meloni gioca su questo fatto.
Noi dobbiamo dire no alla politica di questo governo perché è contro i lavoratori, ma anche alla politica della cosiddetta “opposizione” che adesso viene a parlarmi di democrazia. Dove cazzo erano in questi anni quando i profitti aumentano e i salari diminuiscono e la gente non arriva a fine mese? Qui alla Tenaris Dalmine ci sarebbe il premio aziendale…, ma il premio è legato al fatto di non denunciare gli infortuni.
Alla Tenaris, per dire, non ci sarebbe bisogno del referendum, non ci sono gli appalti, tutto è all'interno della Dalmine, manutenzione, movimentazione, i vigili del fuoco, i falegnami, tutti sono dipendenti dalla Dalmine. Ma noi diciamo andiamo a votare SI al referendum, un SI che deve essere contro questo governo, un SI che deve essere contro la falsa opposizione.
Adesso qualcuno pensa di rifarsi la faccia e parla di democrazia. Ma dove è stata fino adesso la democrazia? La democrazia è quando gli operai scendono a bloccare le strade, le autostrade, come è stato fatto alla Dalmine, perché qui tutto è stato ottenuto con queste lotte.
Deve essere anche un SI contro la politica concertativa di tutti e tre i sindacati i sindacati che in tutti questi anni ha permesso questo peggioramento per noi lavoratori.
La Cisl, al di là degli operai iscritti FIM con cui ci troviamo anche a scioperare insieme, i vertici della Cisl stanno con il governo, vogliono entrare nei consigli di amministrazione. Questi stanno facendo un danno a tutti i lavoratori non solo dicendo di non andare a votare al referendum ma perché stanno dall'altra parte.
Quindi invitiamo ovviamente ad andare tutti a votare SI al referendum.
E dico di più. Per noi uno dei referendum più importanti, ovviamente sono tutti importanti, è quello sulla cittadinanza. Noi come Slai Cobas diciamo che chi arriva qui deve avere un documento in mano; quindi SI al diritto di cittadinanza contro il razzismo dilagante.
Questa è una questione che deve essere messa al centro perché altrimenti facciamo la lotta tra poveri.
Noi lavoratori dobbiamo mettere al centro la solidarietà con gli immigrati, la solidarietà con il popolo palestinese che viene bombardato, la solidarietà con le altre fabbriche in lotta, perché senza lotta, senza una lotta grande non si ottiene un bel niente.
Concludo ricordando che sul contratto dei metalmeccanici vi sarà una mobilitazione il 20 giugno. E’ benissimo che ci siano scioperi e mobilitazioni, però quando si rimette al centro quello che aveva detto Landini: “rivolta sociale”? Quando si costruisce uno sciopero generale dove si mettono insieme tutte queste battaglie contro la politica di padroni e governo, quando verrà bloccata la Tenaris Dalmine? Perché è vero che le piccole aziende sono la maggioranza, ma attenzione, quando si bloccano le grandi fabbriche i padroni cambiano da così a così… Quando si vuole fare questo scontro vero con i padroni per rimettere al centro i diritti dei lavoratori?